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Cagliari, Belotti: “Voglio fare tantissimi gol! Io il rigorista? Vi svelo le gerarchie”

Belotti Cagliari – Impatto a dir poco positivo per Andrea Belotti al Cagliari. Il Gallo ha iniziato la propria avventura in Sardegna nel migliore dei modi, tornando protagonista anche al fantacalcio.

Belotti si è oggi presentato in conferenza stampa, nel corso della quale ha espresso le sue prime sensazioni da giocatore del Cagliari ma non solo.

Belotti ha speso ottime parole nei confronti di Pisacane, ammettendo anche di essere in ottima forma. Inoltre il centravanti italiano ha svelato anche un retroscena importante sulle gerarchie dei rigoristi del Cagliari. Di seguito tutte le sue parole.

Belotti Cagliari: tutte le sue parole in conferenza

DOPPIETTA – A Lecce è stata una serata perfetta, vincere e convincere a prescindere dai due gol, che sono contento, ma la cosa più bella di Lecce sia stata come abbiamo interpretato la partita. Nonostante lo svantaggio iniziale la squadra è stata brava a ribaltare il risultato. I due gol sono stati la ciliegina sulla torta, è stato un gran bel risultato”.

ACCOGLIENZA – “Non mi aspettavo che i tifosi alla prima partita che mi chiamassero sotto la curva, non me l’aspettavo e mi ha toccato dentro. Mi ha fatto capire l’importanza di una tifoseria che tiene a ogni giocatore. Motivo in più per noi per regalare soddisfazioni. La società mi ha fatto capire che mi voleva, mi hanno dato tante sicurezze e tanta fiducia”.

SCOSSA – “Siamo arrivati a centimetri da ogni cosa negli scorsi anni, il giudizio magari può essere cambiato. Se a Roma vinciamo l’Europa League si sarebbe parlata di una stagione diversa, nessuno degli attaccanti ha segnato tanto, un lavoro di squadra. Cosi come a Firenze con la finale di Conference. L’attaccante è chiamato a determinare, si guardano soprattutto i numeri, ma dentro una partita ci possono essere tante dinamiche e tanti episodi. L’attaccante deve essere anche utile ad aiutare un compagno a segnare. In termini numeri non sono state annate felicissime ma a livello di squadra penso di aver dato qualcosa a ogni squadra. A Como invece un po’ diverso, sono arrivato prima di tutti i grandi acquisti e non avendo avuto tanta continuità, il mio modo di stare in campo non era idoneo alle caratteristiche che riteneva l’allenatore”.

PISACANE – “Ho chiamato io il mister, volevo esprimere la mia volontà di venire a Cagliari  e mi premeva fargli capire che fisicamente non ero indietro ma che, con il lavoro, sarebbe arrivato tutto. Mi ha fatto un effetto strano vedere il mister, ci siamo incontrati diverse volte sul campo, era un avversario tosto che non si tirava indietro cosi come mi era già successo a Roma con De Rossi. Questi sono i tempi che vanno velocemente. Il mister ha una grande preparazione, si fa voler bene, stimola tutto il gruppo a prescindere da chi va in campo o no. Stimola tutti i ragazzi, e la forza di una squadra è proprio quando un giocatore cala gli subentra un compagno che faccia la differenza. Sono rimasto sorpreso dalle sue capacità di vedere le partite. A casa mi aveva stupito come la squadra ha affrontato il Napoli in casa loro, una squadra che sapeva quello che voleva fare in campo. Bravo a preparare la partita in vari modi”.

IMPEGNO – “Io cerco di dare tutto in campo, e cerco anche di andare oltre al di là del gol. Se c’è un’occasione per far segnare un mio compagno o far vincere la squadra per me è la priorità. L’importante è non aver mai rimpianti a fine gara, e nella mia vita non ho mai accettato di avere rimpianti, dare tutto me stesso perché è la mia natura”.

SCELTA CAGLIARI – “Sono voluto venire qua, ho visto la squadra nelle prime due partite e da casa ho pensato che mi sarei trovato bene a giocare in questa squadra. Sono convinto di fare bene e fare tantissimi gol per il Cagliari”.

ESPERIENZE – “Ho avuto diverse esperienze e l’ultima è stata Como che lottava per la salvezza. In carriera ho giocato con Roma, Fiorentina, Benfica, ma quando capisci di arrivare in una squadra come il Cagliari, che gioca per la salvezza, il tuo obiettivo è sempre quello di vincere a prescindere dall’obiettivo. Tu devi fare tutto il possibile per arrivare alla vittoria, ci saranno dei momenti di difficoltà, dove dovremo essere più furbi ma calarsi nella parte è semplice, ogni giocatore gioca sempre per vincere”.

ALLENATORI – “Ho avuto tanti allenatori in carriera, mi sono trovato sempre beni con tutti. Io cerco sempre a prescindere di trarre qualcosa da ogni allenatore, cosi come facevo da piccoli per prendere spunti dai giocatori più grandi, idem con gli allenatori. Ventura per me è stato un maestro, la mia prima esperienza in Serie A, un allenatore con cui mi sono trovato benissimo. Mi ha trasmesso tanto sotto il profilo del gioco. Con Mazzarri ho fatto una grandissima esperienza, oltre a essere un uomo vero, con me è sempre stato diretto. Lui non aveva un modulo fisso ma cambiava in base all’avversario. Con Nicola era un piacere parlare, una persona vera e diretta e ti arrivava quasi sempre, cerca sempre di motivarti, di tirar fuori quel qualcosa in più e si faceva voler bene. Giampaolo è stato un altro maestro di calcio, per me è stato a livello tecnico-tattico era maniacale, guardava ogni minimo dettaglio di posizione, era un perfezionista dei dettagli”.

CONTINUITÀ – “Quello che cercavo era una continuità, allenamento dopo allenamento dimostrare il mio valore. Ho voluto fortemente venire qua, un giocatore penso si debba sempre meritare di giocare e nulla ti viene regalato. Bisogna essere sempre professionisti, il nostro mondo è talmente veloce che oggi ci sei e domani non ci sei più. La società mi ha trasmesso di volermi con loro e io volevo loro. Ero sicuro di trovarmi bene qua e di avere la fiducia della società. Se stai bene mentalmente ti riesce fare meglio”.

RIGORE – “Sul rigore di Lecce è stato Mina a chiedermi se volevo batterlo, come rigoristi ci sono siamo in tanti, io, Esposito e Gaetano. E io lì ho voluto tirare”.

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