Un anno senza Astori, il ricordo dei compagni: “Ogni giorno è con noi”

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Un anno senza Astori. Dodici, lunghissimi,mesi senza Davide, un ragazzo di 31 anni portato via da una malattia silenziosa. Il passare dei giorni non ha affievolito il ricordo dell’ex capitano della Fiorentina, che vive ancora nel cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Per rendere omaggio a Davide, nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa, Sky gli ha dedicato uno speciale dal titolo: “Storia di un Capitano”. 

Si parte dalla Fiorentina, la sua ultima squadra di cui è diventato capitano, per iniziare a ricordarlo. A partire da Andrea Della Valle: “Usciva con i giovani, ragazzi come Chiesa che sarebbero diventate realtà importanti, e tirava loro le orecchie al momento la parola giusta, dicendo la parola giusta quando serviva e tenendoli coi piedi per terra. La mattina ti cambia la vita, e quel 4 marzo anche a tutti noi l’ha cambiata: niente sarà più come prima e niente non è più come prima, e questo lo pensiamo anche adesso. Nel centro sportivo tante cose sono legate anche a lui, il non toccare ancora il suo armadietto: sono cose che fanno diventare i ragazzi ancor più forti e orgogliosi di essere stati con lui, anche se il Capitano se n’è andato”.

E’ stato poi il turno di Stafano Pioli: “Davide era un giocatore molto intelligente, adattissimo al mio modo di fare calcio, interpretava tutte le situazioni in anticipo. Nella mia fase di costruzione ho avuto solo de Vrij come giocatore capace di impostare così bene da dietro, aveva personalità. Ciò che dall’esterno non si può percepire è che noi e i ragazzi non abbiamo superato questa situazione, perchè non si può farlo: la viviamo con il dolore di non avere Davide fisicamente presente con noi, ma anche con la consapevolezza che nei nostri pensieri, nel nostro lavoro Davide c’è, tutti i giorni che entriamo nel centro sportivo. Non è facile, è una cosa che per me pesa e avevo anche pensato di lasciare la Fiorentina. Sono diventato un allenatore e una persona migliore dopo ciò che è successo”.

Ancora vivo il ricordo di Astori nel cuore e la testa di Milan Badelj, diventato capitano della Fioretnina dopo la scomparsa di Davide: “Pensavo che avevo segnato l’ultimo gol nella città dove era nato (contro l’Atalanta, ndr), e questo mi faceva male: fu l’ultima partita insieme a lui, perchè contro il Chievo ero squalificato. A sua figlia Vittoria piaceva l’uva, quando andavo da loro gliela portavo, e quando non l’avevo mi chiedeva dove fosse: è rimasto un simbolo per me. Ho provato a mettere tutto ciò che abbiamo vissuto insieme al funerale, la lettera che gli ho scritto e che ho letto resta in una bacheca nella mia libreria nell’appartamento di Zagabria, insieme alla sua fascia, alla sua maglia e a delle cose che avevo di lui. Il giorno in cui siamo tornati in campo era surreale, c’era un’aria pesantissima, un’aria dove sembrava impossibile respirare. Ti faceva capire che c’era qualcos’altro oltre a cuore e cervello, c’era lo spirito, lo stadio era surreale. I primi mesi sono stati uno shock, poi piano piano mi son ripreso: ora, pensando a lui, è un mio idolo. Lo abbraccerei e non lo lascerei mai”.

Eì intervenuto infine Pezzella: “Questa fascia non sarà mai la stessa di prima, significa portare avanti tutto quello che abbiamo imparato da Davide, che faceva capire cosa lui desse in campo. Teneva la squadra compatta, pronta, unita: tutto questo è una responsabilità grande per me. Tutto ciò che è la Fiorentina è dentro questa fascia, 5 minuti prima della partita quando la indosso mi viene in mente tutto. La prima cosa che vedo di lui quando chiudo gli occhi: è difficile dire una sola cosa. Dico: Capitano”.