
Sconfitte più umilianti della storia del calcio: sono passati 19 anni da quell’11 maggio 2001 entrato per sempre nella storia del Derby della Madonnina.
Un sei a zero che ancora oggi i tifosi rossoneri ricordano con orgoglio, con quelli nerazzurri che cercano invece di dimenticare, forse come se nulla fosse accaduto.
Gianni Comandini e Federico Giunti, che da meteore si trasformano in eroi: in fondo basta essere al posto giusto nel momento giusto per poter scrivere il proprio nome sui libri di storia.
E’ quello che farà il Milan in quella serata infliggendo all’Inter quella che probabilmente verrà ricordata per sempre come la sconfitta più pesante della sua storia.
Ma a tutti è capitato di vivere momenti simili: è successo anche allo stesso Milan o alla grande rivali di entrambi, la Juventus.
O anche alle grandi d’Europa è capitato di sentirsi, almeno per una notte, piccoli piccoli.
Andiamo, dunque, a scoprire insieme le sconfitte più umilianti della storia del calcio.
Le sconfitte più umilianti della storia del calcio
6 Aprile 1997: MILAN-JUVENTUS 1-6
Stagione maledetta per il Milan, trionfale per la Juventus e la sfida di San Siro è soltanto la ciliegina su una torta che in quel campionato sarà solo ed esclusivamente bianconera.
Sono le due protagoniste annunciate nel duello scudetto, ma i rossoneri del nuovo ciclo firmato Oscar Washington Tabarez stentano fin dalle prime giornate, mentre la Juve di Lippi vola in testa alla classifica.
La rivale scudetto dei bianconeri, che a fine anno conquisteranno il titolo, sarà il Parma di Ancelotti (futuro allenatore di entrambe le squadre) mentre il Milan annaspa ed è costretto a richiamare in panchina il guru Arrigo Sacchi.
Un ritorno che non porterà i risultati sperati, anzi. Arriveranno sconfitte a ripetizione e a un certo punto il Milan rimane addirittura coinvolto nella lotta per non retrocedere.
La mazzata finale a una stagione da dimenticare arriva il 6 aprile 1997: la Juventus passeggia letteralmente al Meazza grazie alle doppiette di Jugovic e Vieri e alle reti di Zidane e Amoruso.
E’ la chiusura di un cerchio: la fine di Arrigo Sacchi, uno dei più grandi allenatori nella storia del calcio mondiale che però di lì in poi non riuscirà più a riproporsi agli stessi straordinari livelli, e Franco Baresi, che al termine di quella stagione lascerà il calcio dopo 20 stagioni con la maglia rossonera.
7 Febbraio 2004: ROMA-JUVENTUS 4-0
“Shhh, so’ 4 e tutti a casa”. Deve aver detto più o meno queste parole Francesco Totti a Igor Tudor a pochi minuti dal termine di Roma-Juventus 4-0 del Febbraio 2004.
Un’immagine diventata iconica soprattutto per i tifosi giallorossi, con il loro storico capitano che umilia gli odiatissimi rivali della Juventus.
E’ l’ultimo anno di Fabio Capello sulla panchina giallorossa, prima di passare proprio sulla sponda bianconera scatenando un’ondata di polemiche clamorosa.
La sua Roma è in lotta per lo Scudetto (chiuderà seconda dietro al Milan di Ancelotti), mentre la Juventus di Lippi è una squadra a fine ciclo e fa un po’ più fatica, in un campionato che comunque concluderà al terzo posto.
La sfida dell’Olimpico è una delle notti più belle dell’era Sensi-Capello con le reti di Dacourt, Totti e la doppietta di Cassano che spazzano via la Juventus.
La bandierina spezzata da Fantantonio e il gesto del Pupone verso Tudor rimangono le immagini più nitide di una partita indimenticabile, almeno per i romanisti.
10 Aprile 2007: MANCHESTER UNITED-ROMA 7-1
Dalle stelle alle stalle, dal paradiso all’inferno per il popolo giallorosso: la prima Roma di Luciano Spalletti conosce la sua notte più buia nel cosiddetto “Teatro dei sogni”.
La squadra costruita dal tecnico toscano è una formazione brillante, che gioca un calcio spumeggiante e se la può giocare ad armi pari anche con il ben più blasonato Manchester United.
Non è un caso che la gara d’andata grazie alle reti di Taddei e Vucinic finisce con un 2-1 in favore della Roma: un risultato che non lascia certo tranquilli, ma permette di andare all’Old Trafford con concrete possibilità di passare il turno.
E invece la gara di ritorno dei quarti di finale della Champions League 2006-2007 si trasforma per i giallorossi un vero e proprio incubo senza fine.
Carrick, Smith, Rooney, due volte Cristiano Ronaldo, ancora Carrick ed Evra: in mezzo il calcio di rigore di Daniele De Rossi che non rende certamente meno amaro un 7-1 che entra dritto nella storia del calcio.
Un risultato che in modo beffardo ritornerà altre volte negli anni successivi del club giallorosso, sconfitto con lo stesso risultato ancora in Champions dal Bayern Monaco e in Coppa Italia dalla Fiorentina.
Ma quella notte di Manchester rimane la più emblematica e difficile da digerire: una bellissima Roma, entrata in un teatro dei sogni e uscita da una notte da incubi.
29 Novembre 2010: BARCELLONA-REAL MADRID 5-0
Guardiola contro Mourinho, Messi contro Cristiano Ronaldo: nella stagione post Triplete dell’Inter e con l’arrivo dell’allenatore portoghese al Real Madrid, questa era senza dubbio la partita più attesa dell’anno.
Una sfida epocale tra le due squadre probabilmente più forti al mondo in quel momento: il grande nemico Mou che torna a Barcellona dopo la trionfale semifinale di Champions League della stagione precedente.
Una disfatta senza precedenti per lo Special One che al primo Clasico della sua carriera incassa un 5-0 tremendo in quella che ancora oggi sarà la sconfitta più pesante da quando allena.
Segnano Xavi, Pedro, due volte David Villa e il giovane Jeffren: l’umiliazione è servita con Piquè che alza la mano davanti al proprio pubblico, mostrando molto bene le cinque dita che vanno a simboleggiare la cosiddetta “manita”.
Un termine sconosciuto fino a quel momento per il pubblico italiano e che diventerà dopo quella incredibile sfida una parola di uso comune nel nostro linguaggio.
La frittata blanca termina con l’intervento durissimo di Ricardo Carvalho che prova a farsi giustizia da solo stendendo malamente Messi nei minuti di recupero e guadagnandosi il cartellino rosso.
E’ il punto probabilmente più alto del Barcellona di Pep Guardiola, sicuramente il più basso di tutta la carriera di Josè Mourinho.
23 Ottobre 2011: MANCHESTER UNITED-MANCHESTER CITY 1-6
La storia che si ribalta, i cugini poveri che diventano ricchi e si riprendono in 90 minuti tutte le umiliazioni patite negli anni precedenti.
Prima ancora della conquista della Premier League con Roberto Mancini in panchina, il giorno del vero riscatto dei tifosi del Manchester City è datato 23 ottobre 2011.
La formazione allenata dall’attuale CT della nazionale rifila un 6-1 a domicilio agli odiati e ben più vincenti rivali del Manchester United.
E’ anche la giornata della consacrazione di Mario Balotelli, che con una doppietta contribusce al trionfo insieme alle reti di Aguero, David Silva e due volte Dzeko.
SuperMario sembra lanciato verso una straordinaria carriera, anche se purtroppo riuscirà soltanto in poche circostanze a raggiungere nuovamente quei livelli.
In una giornata purtroppo drammatica per lo sport italiano con la morte nel GP di Sepang di Marco Simoncelli, Mancini e Balotelli firmano un capolavoro e lanciano il City verso il primo titolo inglese dopo 44 anni.
8 Luglio 2014: BRASILE-GERMANIA 1-7
Dalla storia che si ribalta alla storia che si ripete: dal Maracanazo al Mineirazo.
Una sconfitta epocale per il Brasile che viene travolto nella semifinale del Mondiale disputato in casa propria dalla Germania di Joachim Low.
Finisce 7-1 nella gara forse più a senso unico nella storia del calcio mondiale: se non fosse che si tratta di una semifinale di Coppa del Mondo, i minuti tra il ventesimo e il trentesimo del primo tempo ricalcano in pieno quelli di un’amichevole estiva.
La Germania interpreta la squadra blasonata che si prepara alle competizioni ufficiali, il Brasile svolge l’ingrata parte della selezione locale costretta a sacrificarsi, subendo una vagonata di gol.
Dopo il vantaggio di Muller, nel giro di 6 minuti segnano Klose, due volte Kroos e Khedira. Il Brasile si trova improvvisamente sotto per 5-0 alla mezz’ora del primo tempo e la sconfitta diventa in pochi minuti tragedia.
Segnerà ancora due volte la Germania con Schurrle, prima della rete finale di Oscar, ma quei dieci minuti tra il ventesimo e il trentesimo del primo tempo rimarranno per sempre nella memoria di chiunque abbia assistito, sbigottito, a quella partita.