
Petrachi contro la Roma – Un addio polemico e con molti rimorsi. Petrachi alla Roma sperava di poter costruire una squadra ambiziosa e che potesse puntare in alto, ma alcune vicende extra calcio probabilmente gli hanno impedito di imporsi.
L’ex ds giallorosso, al Corriere dello Sport, ha raccontato quel periodo alla Roma difficile e che si è chiuso male, svelando anche qualche retroscena di mercato molto interessante.
“Mkhitaryan? Lo presi in prestito gratuito e mi pagavano anche un po’ di ingaggio. Veniva da alcuni infortuni, mi sono preoccupato anche di curarlo. Gli feci fare dei lavori specifici in piscina.
Smalling? Eravamo su Lovren, ma lui voleva essere comprato, non sentiva ragioni, e io non spendo quindici milioni al buio per un giocatore con un problemino di pubalgia.
Un agente italiano mi chiamò e disse che potevamo prenderlo in prestito. Non ci credevo, pensavo a una bufala. Smalling era uno di quei marcatori in via di estinzione. Dovevo associarlo a Mancini, che è più libero.
Ibanez? Quando lo presi a gennaio fui massacrato in società. Tutti incazzati, a cominciare da Pallotta. Un’operazione a nove milioni più uno di bonus con pagamento biennale.
Spinazzola? Non era felicissimo. Voleva giocare a sinistra, ma Kolarov era intoccabile. Il mister pur di farlo giocare lo impiegava a destra, ma il ragazzo s’incupiva. A gennaio si ruppe Zaniolo e ci serviva un esterno. Doveva arrivare Politano, tutti contenti. Ausilio ci dà l’ok e Marotta lo stoppa. Oggi è un titolare della Roma e della Nazionale.
Zaniolo? Non sono un diplomatico. Non ci so fare nelle relazioni. Non telefono ai direttori, non mi concedo. Non è nelle mie corde. Così scrivono che attaccavo Zaniolo perché avevo già deciso di venderlo. Non era così, al punto che Zaniolo è ancora con la Roma ed è un patrimonio della società.
Dzeko all’Inter? Con Conte ci lega una profonda amicizia, ma avevo già questionato con lui su Dzeko, che voleva portare all’Inter. “Non mi rompere i c******i con Dzeko, non te lo do. Inutile che sbatti la testa al muro”, gli dissi. Era un giocatore nel cuore dei tifosi, e io quando sposo una società sposo anche i suoi tifosi”.