
Presentazione Ibrahimovic – Mancavano solo le sue parole in questa seconda avventura al Milan. Zlatan Ibrahimovic si è presentato ufficialmente alla stampa e ai tifosi: carico, determinato e sicuro di sé, ma conscio che la sua età non è più quella di un ragazzino e che il suo modo di giocare è cambiato “Posso comunque calciare da fermo da 40 metri”, ha detto. Sa quale sarà il suo ruolo oltre che da calciatore anche da uomo spogliatoio, la sua carica e la sua energia faranno la differenza. Il Milan deve tornare dove gli spetta e non tutto dovrà pesare su di lui, ma potrà cambiare qualcosa per questa squadra e per i suoi obiettivi. “Sarà una maratona”, niente fretta preparazione e voglia di correre con intelligenza, organizzando le forze, verso l’obiettivo Europa. Ecco le sue parole.
?⚫ And @Ibra_official's jersey number is… ?
?⚫ Ibra ha scelto il numero… ?#IZBACK #SempreMilan pic.twitter.com/FIPz2IGB0F
— AC Milan (@acmilan) January 2, 2020
Presentazione Ibrahimovic: le parole dello svedese, in conferenza stampa, nella sua nuova avventura al Milan
La scelta Milan

“Ho un bel rapporto con i tifosi, l’ultima volta qui era molto positivo. L’importante è averli dietro la squadra, il 50% della spinta è rappresentato da loro. Se facciamo bene e abbiamo supporto è più semplice, sono pronto e spero di giocare pure oggi, c’è la partita. Dopo l’ultima gara in America, con i Los Angeles, ho avuto la chiamata di Paolo. Abbiamo parlato di quale idee avessi, come stavo, cose normali. A 38 anni ho avuto più richieste di quando ero ventottenne. Ero onesto, cercavo l’adrenalina. Perché a quest’età non giochi per economia, cerchi qualcosa per andare al meglio. Poi ho parlato con Boban… È passato un mese, dopo Atalanta ci sono state tante chiamate. L’ultima volta ho lasciato il Milan senza il mio ok, la situazione era quella che era. Ho fatto PSG, United, Galaxy. L’importante è essere qui adesso, il Milan è casa mia, quando sono tornato da Barcellona ho sempre detto che il Milan mi aveva ridato la felicità di giocare a calcio. Gli voglio bene come club”.
Il Milan una sfida
“Vediamo una partita per volta, ho visto la squadra da lontano, ha qualità per fare qualcosa di più. I risultati non erano wow, soprattutto durante l’ultima partita. L’obiettivo non è uno sprint da 100 metri, bensì una maratona. Bisogna lavorare molto e crederci. Ho fatto sempre le cose al mio massimo, ma qui è differente. Se non ci credevo non ero seduto qui con queste leggende, averli in campo sarebbe meglio ma anche a fianco non è male. Siamo qui per migliorare. Felice? Sì, a 38 anni firmare per il Milan non è successo in molte occasioni. Venire qui, giocare per il Milan… Significa che ho qualcosa da dare, altrimenti non ci credevano. Non vengo come una mascotte, per stare al fianco del Diavolo. È una prova anche per me, capire che funziona e ha un valore”.
L’età

“Ogni anno è diverso, fisicamente cambia molto. Mentalmente no, non credo. Poi l’esperienza ti porta a fare cose differenti, se sei un calciatore intelligente sai che cosa puoi fare oppure no. Devo rendere al meglio per fare il possibile per il collettivo. Con grande spirito e mentalità si può giocare ad alto livello. Devi solo gestire le cose, poi non è che giochi come dieci anni fa. È impossibile, impossibile. Come a 30 o 35. Non bisogna esagerare quando giochi, invece di correre puoi tirare da 40 metri“.
Come sarà con i compagni: cattivo o buono?
“Molto più cattivo. Adesso che ho due bimbi ho capito come farli crescere. Scherzi a parte, sono me stesso. I compagni sanno come sono, come mi alleno e come gioco la partita. Bisogna lavorare tanto, duro e forte. Devi sapere soffrire, uno che non lo sa fare non arriva al massimo del suo potenziale. Non a tutti piace soffrire, a me sì. Mi aspetto tanto dai compagni, qualche volta anche più di quel che può uscire da qualcuno”.
Obiettivo
“C’è quello individuale e quello collettivo: il primo è divertirmi in campo, stare bene, aiutare i compagni. Quello collettivo è migliorare la situazione. Ogni secondo che sto in campo voglio sentire l’erba, quando sono stato fuori un anno e qualcosa non è stato facile. Quando senti l’erba, vedi l’atmosfera, 85 mila ti fischiano o ti applaudono… preferisco i fischi, così mi esce adrenalina, ma alla fine possono applaudire”.
Al Milan anche a fine carriera?
“Non si sa mai, quando hai un buon rapporto con tutti… c’è possibilità. Finché sono attivo cerco le sfide, per dare risultati ovunque. Non mi piace essere una figurina. Se dopo sei mesi faccio cose buone, ok, si continua. Altrimenti non mi interessa. Non sono qui perché sono Ibrahimovic, incomincio da zero e devo dare risultati. Il passato non mi aiuta, quello che mi dà più adrenalina è lavorare, dare la sfida, devo dimostrare”.
Un nuovo Nocerino in questo Milan
“Io mi sono trovato bene con lui? No, lui si è trovato molto bene con me, ho fatto tutto io. Non conosco bene i giocatori in squadra, poi vediamo cosa decide il mister. Ho sempre provato ad aiutare tutti, dentro e fuori dal campo. Chi potrebbe avere questo plus, come Nocerino, attualmente non lo so. Dipende… Quando giochi con i campioni non è difficile, le cose diventano automatiche. Se sei intelligente usi la situazione e riesci a giocare. Poi con questa squadra non so chi avrà quest’effetto”.