Juve, Dybala: “Ora sto meglio, nei giorni scorsi ho avuto sintomi forti. Mi mancava l’aria”

www.imagephotoagency.it

SCARICA GRATIS l'App di FantaMaster e crea la tua Lega di Fantacalcio!

Paulo Dybala a JTV, queste le parole della Joya: il numero 10 dei bianconeri è stato il terzo calciatore della Juventus a contrarre il virus dopo Matuidi e Rugani (il primo in assoluto). Di seguito le dichiarazioni:

CORONAVIRUS – “Sto bene, molto meglio. Dopo alcuni sintomi forti che ho avuto un paio di giorni fa oggi sto già molto meglio. Non ho sintomi, sto camminando e provando a iniziare gli allenamenti. Quando ho provato in questi giorni mi iniziava a mancare l’aria, dopo cinque minuti mi sentivo molto stanco, col corpo pesante, mi facevano male i muscoli. Non riuscivo a fare niente. Ora per fortuna sto bene e così anche la mia ragazza”.

JUVE – “Quando ho saputo che la Juve era interessata a me? Me lo ricordo come se fosse ieri, ero a casa mia a Palermo con mia mamma e il mio procuratore. Si parlava molto di quello che poteva succedere, c’erano tante squadre e allenatori che mi stavano chiamando. Io aspettavo, non dicevo né sì né no a nessuno, aspettavo la chiamata giusta. Un giorno, dopo pranzo, il mio procuratore mi disse che mi avrebbe chiamato il direttore sportivo della Juve. Allora parlai con Fabio (Paratici, ndr), che mi disse che avrebbero fatto tutto il possibile per portarmi a Torino. Allora appena misi giù il telefono abbracciai mia mamma e le dissi che sari andato lì”.

MOMENTO PIÙ BELLO – “Il momento più bello con la Juve? L’ultimo gol. Sarebbe stato bello se avessimo potuto festeggiare con tutti i tifosi, abbiamo fatto una partita pazzesca. Con Aaron ci troviamo spesso, lui sa giocare uno/due veloce. Sapevo che se gli avessi dato la palla al limite me l’avrebbe ridata bene, sapevo che rientrando e calciando d’esterno avrei preso in contrattempo Handanovic”.

DYBALAMASK – “Tutorial per la mia esultanza? Si può fare con entrambe le mani. Non è difficile, io la faccio sempre tenendo fuori il naso”.

TUFFI – “Tanti tifosi avversari si arrabbiano e dicono che mi tuffo, dovrei chiedere a Tania (Cagnotto, ndr) qualche consiglio, ora tutti ci prenderanno in giro”.

BAMBINO – “Come fare a diventare come me? Un bambino deve pensare prima di tutto a divertirsi. Io ho fatto così, non ho mai pensato che sarei arrivato qui, pensavo solo a giocare, passavo tantissimo tempo così. Se diventerai professionista lo capisci a 14/15 anni, quando sei bambino devi solo pensare a divertirti con gli amici, poi ci sarà tutto il tempo per pensare a diventare un professionista”.

COLLEZIONE – “Le mie maglie? Le ho riordinate in questi giorni, da quando avevo traslocato non le avevo sistemate. Quelle che ho fatto vedere su Instagram sono la metà circa. Ne ho tante di strane, tutte hanno una storia dietro, legata a una partita o un amico. Continuerò a collezionarle perché è una passione. Di tutte quelle che ho, ne ho portare tre qui perché hanno e avranno una grande storia, anche per i miei figli e nipoti, se ne avrò. Una è quella dei 120 anni della Juve di Buffon, con la sua firma. Non so quanti avranno questa maglia nel mondo, il fatto che lui abbia voluto scambiarla con me dopo la partita è stato straordinario, è una maglia che fa parte della storia del calcio. Pois quella di Messi del Barcellona e quella di Ronaldo. Avere la fortuna di giocare con loro due è straordinario, ci sono tante maglie con nomi strani, di Paesi strani, ma penso che questi tre giocatori faranno sempre parte della storia del calcio e terrò le loro maglie sempre con me”.

SCUOLA – “Una volta quando tornavo a casa da scuola con mio padre, che mi portava in bicicletta, misi il piede nei raggi perché volevo andare al lavoro da mia madre anziché a casa. La ruota mi tagliò tutto il piede per questa cavolata, fu bruttissimo e non l’ho mai più fatto. Non ricordo che piede fosse: o mio ha fatto diventare il destro un disastro, o mi ha migliorato il sinistro”.

RICORDI – “Dov’ero nell’agosto 2001, quando Buffon esordiva? Sicuramente a Laguna Larga, il mio paese. Avevo otto anni, ero al terzo anno di scuola, giocavo a calcio coi miei amici in giro per il paese. 13 marzo 2013, quando Bergoglio diventò Papa? Ero da poco in Italia, a Palermo. Mi ricordo quella data perché mia mamma è molto cattolica, eravamo molto contenti perché era il primo Papa argentino e sono ancora felice che sia il Papa, dà una bella immagine nel mondo”.

VIAGGI – “Il viaggio più bello che ho fatto nella mia vita? Direi che è stato a Mykonos”.

SERIE TV – “Adesso sto guardando «Non parlare con gli sconosciuti». Molto bella, l’ho iniziata da poco ma è interessante”.