
A soli 17 anni, è uno dei giovani più chiacchierati del momento. Sebastiano Esposito sta crescendo sotto gli insegnamenti di Antonio Conte e grazie ai compagni di squadra.. L’infortunio di Sanchez ha permesso alla giovane promessa nerazzurra di esordire in Serie A e debuttare in Champions League… roba da predestinato. Il classe 2002 si è raccontato in esclusiva su La Gazzetta dello Sport: “La gente mi riconosce, mi ferma per strada, è bellissimo. I segreti? L’umiltà e la spensieratezza. E gli insegnamenti dati dalla mia famiglia”.
“Di ogni squadra in cui gioco mi piace essere il leader, la pressione? Forse faccio ancora fatica a rendermi conto di cosa sta succedendo. Giocavo in Under 17 e ho esordito in Primavera, giocavo in Primavera e mi allenavo in prima squadra, poi il debutto in Europa League, quello in Champions e in Serie A. Quando sono andato via di casa a 8 anni, ho capito che non avrei potuto vivere come un bambino qualsiasi. E la stessa cosa quando mi sono trasferito all’Inter. Calcio, studio e poco altro, ma adesso mi va bene così. Vivo per il calcio e ho già realizzato tanti miei sogni. Devo tanto al responsabile del settore giovanile dell’Inter Roberto Samaden ma voglio ricordare anche Roberto Clerici, che mi scoprì portandomi a Brescia e che è scomparso. Alla famiglia devo ogni cosa e a mia madre forse dedicherò il prossimo tatuaggio”.
Un retroscena sulla famiglia nell’intervista Sebastiano Esposito: “Il giorno dell’esordio in Champions e in Serie A, la mia famiglia non era allo stadio per mia scaramanzia. I miei genitori non c’erano contro l’Eintracht, c’erano invece in questo inizio di stagione ma l’esordio in A non arrivava. Così, ridendo, gli ho detto di stare a casa. E quando sono entrato, in tribuna c’era solo mio fratello Salvatore”.
Sull’Inter e i compagni di squadra: “Conte è impressionante, un allenatore straordinario. Lukaku? Un ragazzo di un’umiltà fuori dal comune. Mi ha accolto nello spogliatoio come fossi il suo fratellino. Da lui ho solo da imparare, ma ho legato anche con D’Ambrosio, che fu allenato da mio padre ed è partito dalla Juve Stabia. Ci tengo che sappia quanto è importante per me. Gli esordi sono gioie, un’emozione diversa dall’altra. La delusione è stata la sconfitta in finale nell’ultimo Europeo Under 17 contro l’Olanda, ma mi ha fatto crescere. Un nome su cui puntare? Gaetano Oristanio. Talento puro, 2002 come me. Ma non lo dico perché è un mio amico: ha un gran piede sinistro, e non solo quello. Avete visto che gol ha segnato al Mondiale?”.