
Intervista Frey: Continuano gli appuntamenti con FantaMasterTV in diretta sulla nostra pagina Instagram e l’ospite di oggi è stato l’ex portiere di Verona, Inter, Parma, Fiorentina e Genoa.
Tra aneddoti del passato e previsioni sul futuro, il portiere francese è stato un fiume in piena con quella personalità forte che lo ha sempre contraddistinto anche da calciatore.
Ecco tutte le dichiarazioni raccolte durante l’intervista a Frey.
OSVALDO E IL CORO DEI TIFOSI DELLA FIORENTINA – “Oltre alle qualità da calciatore ho sempre avuto dei look un po’ particolari, alla Fiorentina volevo avere un profilo più serio. Sono arrivati i tifosi e si sono inventati questo coro che mi sono portato dietro per tutta la carriera, e allora abbiamo pensato con Osvaldo di rivisitarlo. Lui è stato straordinario, ieri mi sono divertito perchè il video ha avuto un successo tremendo”.
FAMIGLIA FREY – “Mio figlio ha provato a fare il portiere, ma ha una velocità impressionante e non ce la faceva a stare fermo in porta. Allora fa l’esterno di centrocampo. Mio figlio entrava nello spogliatoio a Firenze, era la mascotte della squadra. Gli ho parlato poco di me, si è reso conto della fama di suo padre grazie alla gente da fuori. Ma non l’ho mai condizionato, ha deciso da solo di voler giocare a calcio”.
INIZIO DI CARRIERA – “Nel 1997 ero il terzo portiere al Cannes, il secondo portiere va a fare il militare e mi ritrovo in panchina. Andiamo in ritiro, i vecchi vanno a fare una passeggiata mentre noi giovani stavamo chiusi in camera. Il primo portiere, giocando a bocce, si è rotto l’arteria femorale e ha rischiato addirittura di morire. Allora ho dovuto esordire, tanta agitazione ma era il sogno di una vita. Prima partita, Cannes-Rennes 2-2 dove sono stato eletto migliore in campo”.
ARRIVO IN ITALIA – “Sono andato a visitare la sede dell’Inter e mi hanno invitato a seguire il quarto di finale di Coppa Uefa, Inter-Strasburgo. Io non avevo ancora compiuto 18 anni e mi ritrovo a vedere 80.000 persone a San Siro. Lì ho capito che quello era il calcio che volevo vivere e che ho sempre sognato. Ci ho messo un secondo ad accettare quella proposta. A Natale Ronaldo ci ha fatto arrivare un camion di prodotti della Nike per tutti i compagni. Per far capire la gentilezza, la generosità di questo grande campione. Al Verona avevo la maglia numero 17, nell’Inter avevo il 22 e poi l’1. Ho provato a prenderlo anche a Parma il 17, ma a livello di merchandising e di scaramanzia non era un numero semplice. Allora sono tornato al numero 1”.
PARTITE E RICORDI – “Partite belle ce ne sono state tante, ricordo Inter-Real Madrid nel 1998 in Champions League con doppietta di Roberto Baggio a San Siro. Ero in panchina, ma non ricordo di aver più visto San Siro esplodere così. Everton-Fiorentina di Coppa Uefa, in un ambiente che raramente ho visto. Dopo 120 minuti di gara abbiamo passato il turno ed è stato bellissimo. Fiorentina-Bayern Monaco di Champions League psicologicamente ci ha fatto male. Siamo usciti in semifinale di Coppa Uefa contro il Glasgow Rangers, ci siamo rimasti male, ma è dipeso solo da noi, ci abbiamo provato e non ce l’abbiamo fatta. Contro il Bayern invece soprattutto in casa loro è stato clamoroso. Quell’arbitro fu squalificato a vita e questo fa capire la malafede della gente”.
PORTIERI DEL PASSATO – “Higuita era grande amico di Cordoba e si venne ad allenare un mese con noi all’Inter e l’ho conosciuto. Adoravo il suo stile particolare, da giovane riuscivo anche a fare il colpo dello scorpione, adesso non ci provo se no rimango incriccato. Non mi sono mai ispirato a nessuno, mi piaceva molto Preud’Homme. Quando ho iniziato a seguire il calcio c’erano le immagini di Lev Yashin, però lo stile di Dino Zoff mi piaceva molto. E poi quand’ero ragazzino adoravo Peter Schmeichel. Walter Zenga è un caro amico, uno dei più grandi se non il più grande portiere della storia dell’Inter. Barthez rimane nella storia per quello che ha vinto con la Nazionale, in quegli anni è stato il migliore. Anche se la sua carriera al top è durata 3 o 4 stagioni, non di più”.
PORTIERI DEL FUTURO – “Visto quello che sta facendo nella Fiorentina, spero che Dragowski possa diventare un mio erede. Musso è una grande promessa del calcio e potrebbe diventare un grande portiere, come Meret o Cragno. Strakosha anche lui molto bravo. Tutti stanno contribuendo a migliorare la qualità dei portieri nel campionato italiano. Anche Gollini, come tutta l’Atalanta, sta facendo sognare tutti gli italiani. Anche lui merita di essere in questa lista. Lafont lo conosco bene, gli ho presentato un po’ di persone a Firenze. Ha un potenziale enorme, ma psicologicamente deve ancora crescere e Firenze è una piazza che pretende tanto. Ha sofferto questa pressione e adesso è andato a giocare in prestito, ma comunque è sempre di proprietà della Fiorentina”.
RIBERY – “Ribery è stato mio compagno in Nazionale e ci sentiamo ogni tanto. Quando ha cominciato a girare la voce di un suo arrivo alla Fiorentina, l’ho sentito. Mi ha spiegato di aver ricevuto tante offerte in campionati in cui avrebbe guadagnato di più, ma lui si sente bene e vuole continuare a essere protagonista in un campionato importante. Ribery è un trascinatore, un po’ come Ibrahimovic nel Milan, e tornerà presto”.
COMPAGNI DEL PASSATO – “Vargas era una forza della natura, però anche lui a Firenze non si è subito ambientato bene. Ha ricevuto critiche, ma poi quando ha trovato il suo ruolo da esterno sinistro è diventato inarrestabile. Palacio è stato straordinario con il Genoa e ci ha aiutato tanto a salvarci, faceva gol quasi tutte le partite. E’ l’anti calciatore, non ha macchine belle, non ha orologi. Un ragazzo di un’umiltà straordinaria, non a caso continua a far la differenza ancora oggi”.
PARATE SENZA GUANTI – “Ritiro estivo con l’Inter 1998-99, facciamo un’amichevole e arriviamo ai calci di rigore. Non mi ricordavo il risultato, pensavo che la partita fosse finita e regalo i guanti a un ragazzino. Invece c’erano ancora i rigori e allora mi sono messo a parare senza guanti. Ne ho parati anche due o tre e allora è nata questa storia delle parate senza guanti”.
SERIE A DI OGGI – “Quest’anno ho ritrovato un campionato italiano veramente competitivo. Lazio e Inter stanno mettendo pressione alla Juventus, che non ha più 20 punti di vantaggio. Secondo me è tornato veramente affascinante”.
EMERGENZA CORONAVIRUS – “Ora sono a casa a Nizza, sono tornato qui dopo un torneo a Mosca e poi non sono potuto uscire. Comincia a mancarmi l’Italia e mi piacerebbe tornare in un paese meraviglioso che adoro. Ho casa a Firenze e Milano e vengo spesso. Volevo trasmettere il messaggio a tutti di restare a casa, è un momento delicato. So che non è facile, ma tutti dobbiamo fare sacrifici per vincere questa dura battaglia. Il mondo deve fare squadra e vinceremo questa partita, ne sono sicuro”.