
Ciao Inter, la Champions ti saluta! Fase a gironi letale per nerazzurri per il terzo anno consecutivo, il secondo con Antonio Conte alla guida del club.
Sbagliato puntare l’indice su un solo colpevole, come è altrettanto sbagliato lavarsi le mani da colpe e responsabilità, talvolta oggettive, ma procediamo per ordine.
E’ sacrosanto che Antonio Conte decida di bocciare Eriksen, soprattutto se non in linea con il suo credo calcistico e con le sue personali idee tattiche. Ci chiediamo: è giusto che Conte rinunci al centrocampista danese anche in totale emergenza in mezzo al campo? Giusto rinunciare al giocatore con maggiore esperienza europea all’interno della rosa?
Inoltre, come sempre, le risposte arrivano dal terreno di gioco: in circa 10 minuti, Eriksen è stato l’uomo più pericoloso in zona gol con 4 conclusioni verso la porta avversaria, uno score che grida palesemente vendetta. Dati oggettivi che lasciano perplessi di fronte all’ennesima esclusione dell’ex Tottenham. Questa la risposta di Eriksen, un messaggio chiaro fatto di calcio giocato e di poche chiacchiere.
Inter eliminata dalla Champions League: il triplo cambio di Conte lascia basiti
Non siamo allenatori (nè mai lo saremo), forse non capiremo neppure alcune mosse e valutazioni, ma è giusto porsi delle domande per cercare di capire la tripla sostituzione di Conte nei minuti finale della partita contro lo Shakhtar Donetesk.
Lo scenario: sotto di un gol, 10 minuti alla fine del match, pareggiare o perdere non farebbe alcuna differenza, vincere, invece, potrebbe fare tutta la differenza del mondo, che succede?
Fuori Lautaro Martinez, Hakimi e Bastoni, dentro Eriksen, Darmian e D’Ambrosio. Un triplo cambio per ridare energia alla manovra nerazzurra, ma che priva l’Inter di Lautaro Martinez all’interno dell’area di rigore nei 10 minuti finali più importanti della stagione.
L’Inter saluta la Champions League per il secondo anno di fila nella gestione Conte, ma la sensazione, anche nel post partita, è che il tecnico si tagli fuori da responsabilità soggettive. Nessuna autocritica, c’è spazio persino per qualche riferimento ad arbitri e Var, ma nessun “mea culpa”, neppur il minimo accenno. Insomma, ci pare di captare il solito messaggio tra le righe: “Cari ragazzi, se c’è un responsabile, quello di non certo non sono io”. Firmato Antonio Conte.