
Gian Piero Gasperini, in una lunga intervista a “La Gazzetta dello Sport”, ha raccontato di essere stato positivo e aver contratto il virus: “Ho avuto anch’io il Covid 19, quando siamo tornati dalla trasferta Champions di Valencia ero a pezzi, di notte sentivo le sirene e pensavo: non posso andarmene proprio ora. Il dolore della città, la riconoscenza verso le persone ci spingerà in Champions League”
“Dopo Valencia, nelle due notti successive a Zingonia ho dormito poco. Non avevo la febbre, ma mi sentivo le ossa a pezzi e fuori sembrava di essere ai tempi della guerra: ogni due minuti passava una ambulanza a sirene spiegate.
Avevo perso il gusto, ma non sapevo di avere il virus. Poi, i test sierologici sostenuti un paio di settimane fa hanno confermato: ho avuto il Covid-19″.
Sulla ripresa del campionato: “Alcuni pensano che tornare in campo sia immorale dopo quanto sia accaduto e davanti al rischio che possa ripetersi. Ma è l’unico modo per riprendere verso la normalità.
Il dolore subito da Bergamo permetterà all’Atalanta ad aiutare la città, nel rispetto del dolore di tutti. Non mi piacciono due cose della ripartenza: giocare senza tifosi e le cinque sostituzioni”.
Un pensiero anche sul suo capitano: “Il Papu si allena giocando, può fare tre partite di fila. Gli allenamenti non gli vanno troppo a genio. Ilicic invece quest’anno ha deciso di massacrarsi a Zingonia… Non so chi l’abbia convinto. Il merito non è mio. Ora è più forte, più resistente e recupera prima”.