
Dichiarazioni Lippi: ai microfoni di Radio Deejay, l’ex CT della Nazionale campione del mondo Marcello Lippi non ha usato mezzi termini per manifestare tutto il suo dissenso sul momento che sta attraversando il calcio italiano.
Sono alquanto furenti le parole di Lippi che potrebbe provocare qualche malumore: “Il presente è veramente vomitevole. Mi fa incazzare, lo dico sinceramente. Sento solo discorsi di questo tipo: bisogna fare squadra, bisogna essere uniti, compatti, coesi. Essere squadra? Ognuno pensa ai cavoli suoi, ognuno pensa a casa sua, pensa alle poltrone, a livello politico, a livello scientifico, a tutti i livelli. Qui in Italia si strumentalizza tutto a proprio uso e consumo. Se c’è qualcuno che fa o dice qualcosa di buono viene immediatamente sputtanato, gli mettono i bastoni tra le ruote“.
In merito alla ripresa del campionato, Lippi non ha dubbi: “Ci si chiede se ripartire o no, perché non si dovrebbe ripartire? Certo che bisogna ripartire. Ci dicono da un sacco di tempo che dovremo convivere a lungo con questo virus. Riparte quello, riparte quell’altro, e allora perché il calcio non deve ripartire? Non è più come due mesi fa, quando purtroppo ci siamo ritrovati a dover far fronte a uno tsunami, una crisi drammatica che non eravamo preparati a gestire“.
Le dichiarazioni di Lippi sono un slogan per coloro che vogliono il ritorno del calcio giocato in Italia prendendo come esempio la Bundesliga che è ripartita ieri: “Il virus ha perso potenza, numerose terapie intensive sono vuote, oggi siamo in grado di contrastare diversamente la pandemia e allora cosa spinge qualcuno a sostenere che il calcio non deve ripartire? Nei confronti del calcio c’è una demagogia impressionante, un moralismo inaccettabile. Il calcio può piacere o meno, si può essere tifosi o non tifosi, ma una cosa non va mai dimenticata: il calcio professionistico è un’industria e come tale deve essere trattato”.
