
Dichiarazioni Cannavaro: nella giornata di ieri, Fabio Cannavaro ha raccontato alcuni aneddoti curiosi in una diretta Instagram. Nicolò Devitis ha scambiato 4 chiacchiere con il Campione del Mondo 2006 e vincitore del Pallone d’Oro nello stesso anno.
Tra le tante curiosità svelate, spicca una che riguarda Andrea Pirlo. Il difensore ex Juventus e Real Madrid ha vuotato il sacco sul carattere, all’apparenza calmo e tranquillo: “Lui è un bastardo, io lo posso dire. Andrea è sottile, ha la battuta dentro, è divertente e non è un musone come sembra. E’ molto di compagnia”.
Cannavaro ha parlato anche della famosa testata di Zidane a Materazzi. L’attuale allenatore del Guangzhou Evergrande non si rese conto subito dell’accaduto: “Io ricordo solo il rumore, devo essere sincero. Ero lì vicino, mi girai e vidi Marco a terra. Sentii questo rumore e Marco mi disse ‘Mi ha dato una testata’. Se era dolorante? Al di là di quello, ha fatto quello che doveva fare. Si è buttato a terra e arrivederci e grazie. Ma fu una bella testata”.
Le dichiarazioni di Cannavaro si sono soffermate anche sulla sua Napoli il quale ha lasciato troppo presto e non ha avuto la possibilità di chiudere la carriera al “San Paolo“: “E’ sempre stata la mia squadra del cuore, purtroppo ci ho giocato poco per problemi societari e poi non c’è stato già modo di tornare. Hanno detto che De Laurentiis mi voleva e che io non ci sono voluto andare, ma non c’è mai stato un contatto vero e proprio. Allenare il Napoli? Adesso hanno un grande allenatore. Io sono di Napoli, vivo a Napoli, la mia famiglia è di Napoli. A chi non piacerebbe allenarlo? Adesso quello che mi interessa e fare il mio percorso e di farmi trovare pronto”.
Dichiarazioni Cannavaro: “Mi piacerebbe allenare in Italia”
All’estero, Fabio Cannavaro ha iniziato la sua carriera da allenatore. In Cina si è fatto alle ossa raggiungendo traguardi importanti col Guanhzhou Evergrande.
Attualmente, è anche il CT della nazionale cinese ma il suo sogno è allenare un club di Serie A: “Mi piacerebbe, è normale. Sono quattro anni che sto sul campo, certamente mi sento più pronto, riesco a parlare con i giocatori e a farmi capire nonostante la lingua. Ho il mio staff e le mie idee, è una cosa molto importante”.