
Chiellini-Ibrahimovic – Nel mondo del calcio il concetto d’amicizia non è uguale a quello che, quotidianamente, noi comuni mortali siamo abituati a concepire. Può succedere, infatti, che un amico possa passare, da una stagione all’altra, nella lista dei nemici “assoluti”.
L’amicizia labile al centro di questo teorema è quella tra Giorgio Chiellini e Zlatan Ibrahimovic: due dei colossi (non solo fisicamente) della nostra Serie A. Il difensore toscano della Juventus ha rilasciato, qualche giorno fa, una simpatica intervista al magazine francese So Foot in cui ha parlato del suo rapporto con il campione svedese del Milan.
Un’amicizia nata durante il primo anno di Chiellini alla Juventus (2005-2006) e che, nel corso di quindici anni, si è trasformata in qualcos’altro, ma sempre con grande stima e rispetto reciproco.

Chiellini-Ibrahimovic: da amico a “nemico assoluto”
La stagione 2005-2006 si chiude con uno dei capitoli più tristi della storia della Juventus e del calcio italiano, ovvero con la retrocessione dei bianconeri in Serie B. Chiellini decide di restare per giocarsi le sue possibilità, mentre Ibrahimovic accetta l’offerta dell’Inter e resta in Serie A.
È in quel momento che lo svedese diventa il “nemico assoluto” per Chiellini, ma molto probabilmente per tanti suoi compagni di squadra. Un rapporto tra i due che si ripeterà tante volte su campo, ma ogni volta in modo diverso. Infatti negli anni passati al Milan torna a essere un “semplice avversario“, come nelle sfide tra Italia e Svezia.

Non solo Chiellini-Ibrahimovic: il bianconero parla di due trasferimenti rifiutati
Il difensore della Juventus si è lasciato andare, su So Foot, a un aneddoto riguardante il rifiuto all’Inter ai tempi del liceo: “Un anno mi chiamarono il 31 gennaio alle ore 18 per dirmi: ‘Devi firmare per l’Inter’. Rifiutai. Stavo facendo quarta liceo, non volevo andare da nessuna parte”.
Sempre a 16 anni arriva il no all’Arsenal: “Avevo 16 anni, giocavo in C, mi arrivò una proposta enorme da poco meno di 200 milioni di lire a stagione. Non mi sentivo pronto. Accettare, poi, mi avrebbe dato l’impressione di tradire il Livorno”.