Chi è Stefano Turati? Il portiere del Sassuolo che ha esordito contro la Juventus

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E’ nato sotto una buona stella secondo alcuni. Stefano Turati un po’ pazzo, ma coscienzioso, un ragazzo atipico per la sua età che ieri ha affrontato e vinto la sua personale battaglia contro i giganti dell’Allianz Stadium con la maglia del suo Sassuolo. Quasi non ci credeva quando De Zerbi gli ha comunicato che avrebbe giocato titolare complici gli infortuni del portiere titolare Consigli e del secondo, Pegolo. Affrontare a 18 anni Cristiano Ronaldo, Buffon, Higuain, Dybala e tutti gli altri campioni bianconeri non è cosa da tutti i giorni. Può capitare anche questo, bisogna essere pronti e non lasciarsi sopraffare dagli eventi. Lui ce l’ha fatta. Forse di essere un predestinato ce l’ha nel destino dato che è nato a Milano il 5 settembre 2001, una settimana dopo il debutto di Buffon con la maglia della Juventus. Ieri i loro destini si sono incrociati: dalla tv, al campo. E’ cambiata in un attimo la vita di Stefano Turati che all’Allianz Stadium ha esordito in Serie A dopo una carriera passata più tra le giovanili che sui campi di Serie C o B.

Coraggio e tanta disciplina, ma anche un po’ di spensieratezza. Figlia di un’età dove chi vuole fare il calciatore è spesso scanzonato e si sente arrivato. Lui no, ha sempre preso tutto alla leggera fin d quando era Renate in Serie C dove sotto gli occhi attenti di mister Cevoli e la guida del preparatore dei portieri Monguzzi si è formato, crescendo e imparando. Non una voce fuori posto, non un lamento: “Voglio giocare!”. No, nel vocabolario di Stefano non esistono queste cose. Ieri ci ha messo un po’ a sciogliersi, ma all’8′ la conclusione da fuori di Emre Can lo ha riscaldato e lo ha aiutato a rompere il ghiaccio. Un volo plastico, sicuro come quello di un veterano che vive serenamente ogni giornata di campionato. Poi la punizione di Cristiano Ronaldo: lì Stefano ha fatto vedere tutte le sue qualità, un riflesso da campione con la mano destra aperta a respingere il tiro del cinque volte Pallone d’Oro. Una prova alla Davide contro Golia. Poi la parata finale su Dybala, quella sì che è stata un miracolo vero e proprio, a rivederla quasi non ci si crede. Lì il leoncino è diventato leone, ha ruggito. Pugni stretti e un abbraccio da parte dei compagni a testimonianza che il branco lo ha riconosciuto all’altezza del compito e del ruolo. Stefano Turati è diventato uomo, ma chi è davvero?

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Stefano Turati, chi è il giovane portiere del Sassuolo?

Classe 2001 e talento da vendere per Stefano Turati. Il suo allenatore al Renate, in Serie C, lo ha definito: “Un ragazzo educato, stava al suo posto ed era aiutato da una famiglia molto seria come lui. Ricordo di lui una grande educazione. Aveva tanta voglia di migliorarsi. Il difficile viene adesso però… l’unica cosa che posso dirgli è di continuare a lavorare come stava facendo prima e di pensare a migliorarsi“. Una passione grande per la musica, studia greco e latino (fa il Liceo Classico) e tra i suoi gruppi preferiti ci sono i Led Zeppelin. E’ stato un po’ un rock n’ roll la sua prestazione allo Stadium contro la Juventus. Assoli di chitarra e ritmo sempre alto, movimenti plastici da portiere navigato, l’ansia dell’esordio probabilmente è finita al termine della gara.

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Chi lo ha conosciuto a Renate lo descrive come un ragazzo serio, ma anche un po’ pazzo ma il suo allenatore dell’epoca, Roberto Cevoli, va oltre: Quando venne con noi per lui era già un sogno. Un’esperienza dove crescere e migliorare. La sua fortuna credo sia stata Monguzzi, l’allenatore dei portieri a Renate. L’ha fatto crescere enormemente tanto che dopo è stato acquistato dal Sassuolo. Il merito di questo esordio va diviso tra Stefano e Monguzzi. Dal punto di vista caratteriale non soffre le cose, sa quali sono le sue qualità e potenzialità – racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com – E’ sempre stato un ragazzo con un carattere tranquillo e sereno, riusciva a concentrarsi molto su quello che doveva fare. Stefano mi ha impressionato per la capacità che aveva di abituarsi alle categorie. Lui veniva dalla Primavera e subito si era adattato al ruolo. Non ha paura di niente e si buttava in mezzo ai piedi dei giocatori con una facilità enorme. Io me lo ricordo molto bravo tra i pali, la sua struttura lo aiutava. Quello che ci faceva sperare già a noi sul suo futuro è che lui migliorava notevolmente giorno dopo giorno, per questo saperlo in Serie A non mi stupisce“. Un ragazzo come tanti, ma con una serenità nell’accogliere la sua carriera unica. D’altronde è una qualità dei campioni consapevolezza dei propri mezzi e spensieratezza.