Come è nato il Calciomercato? La storia dalle origini

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Estate tempo di sole, mare, amici, feste e… calciomercato. Per chi ama il calcio non se ne può fare a meno. Tra un cornetto e un mojito si trova sempre il tempo di prendere il cellulare e leggere qualche news di mercato. Alla fine siamo così, noi calciofili, e Ligabue lo ha raccontato al meglio in una sua famosa canzone. Se Dio avesse un momento per noi, su tre domande a disposizione di cui chiedere risposta, la prima sarebbe sulla nostra squadra del cuore: “Chi prende l’Inter?”. Eh sì, noi “sportivi” (veri o improvvisati) abbiamo solo due cose in mente, senza generalizzare troppo, il calcio e la f…antasfiga! D’estate il caldo ci spossa e ci stanca e ci dà anche la possibilità di porci domande esistenziali: la terra è piatta? Mark Caltagirone esiste? Ma soprattutto… come è nato il calciomercato? Qual è la storia del calciomercato?

Tutto ha un inizio e una fine. Come la birra gelata del fantomatico amico Paolo: una certezza i 47″ che ci impiega a scolarsela da quando la apre. Le bandiere nel calcio… ci avevano avvisato che sarebbe finita la loro era eppure non ci volevamo credere. Tutto è nato da qualcosa o qualcuno. Noi di Fantamaster ci siamo posti per voi questo interrogativo. E cercheremo di spiegarvelo, di rispondere ad un’annosa questione: come e quando è nato il calciomercato? Perché un giorno vi annoierete di raccontare ai vostri figli o nipotini le favolette dei Tre Porcellini, Biancaneve o Cappuccetto Rosso e allora cambierete registro raccontando loro la storia del calciomercato. Quando è nato, dove e come è cambiato nel corso del tempo? Magari inizierete divagando su quell’estate in cui per poco Paolo, da buon interista, a momenti non si è soffocato trangugiando una birra gelata quando gli hanno comunicato che Cristiano Ronaldo era ufficialmente un nuovo giocatore della Juventus. Così… tanto per partire dalle basi per spiegare ai più piccoli che cosa significa il calciomercato.

Cristiano Ronaldo, il suo arrivo alla Juventus nella sessione estiva del calciomercato 2018/19 è stato definito l’acquisto del secolo.

Storia del calciomercato, come nasce

Le prime testimonianze di calciomercato sono da collocare nei primi anni del secolo scorso. Inizialmente gli emissari di una società si recavano al campo di allenamento di un altro club, mai troppo distante per ovvie ragioni, e chiedevano di poter ingaggiare un certo giocatore. Più che un pagamento tra società si trattava di una sorta di gentlemen agreement (senza Financial Fair Play) dove venivano più che altro barattati favori commerciali e al calciatore offerti impieghi fissi o residenza in una data città. Poi nei primi anni Venti si è cominciato a parlare più di calciomercato che di “dare per avere”.

Iniziarono a formarsi dei vari e propri scambi epistolari su tutto il territorio nazionale fra presidenti di club, persone di rango, spesso nobili. Il tutto avveniva con grande cortesia. Nel decennio successivo ci fu il primo grande cambiamento epocale, con l’apertura agli oriundi. Quasi un dramma. Per acquistare un giocatore che avesse anche solo dei lontani parenti italiani, con le difficoltose comunicazioni di allora, era un’epopea chiudere affari: scambi di telegrammi, telefonate intercontinentali costosissime e magari qualche interminabile viaggio in piroscafo per scoprire nuovi talenti.

Anni ’50 nasce il Calciomercato

Solo a metà del secolo scorso nasce il vero calciomercato un po’ come quello che intendiamo noi. E sapete chi fu l’inventore? Raimondo Lanza di Trabia, un nobile che voleva portare il Palermo nell’Olimpo del calcio italiano e che cominciò a ricevere presidenti e dirigenti nella suite di un albergo milanese, tra divani di broccato e bottiglie di champagne. Vi dice niente tutto questo? Esatto, l’idea per una sede fissa per le trattative di calciomercato nasce in questo modo. Il Gallia, l’Hilton e tutti gli alberghi milanesi dove ritrovarsi per trattare e chiudere affari ancora oggi.

Raimondo Lanza di Trabia, l’inventore del calciomercato

Il calciomercato non fatica molto per diventare un fenomeno mediatico seguito dal vivo dalla fine del campionato, fino alla sua chiusura, a luglio. Si affermano così anche le grandi famiglie proprietarie di club calcistici e anche i primi dirigenti addetti al mercato. Italo Allodi, ad esempio, prima all’Inter e poi alla Juventus, o Gipo Viani del Milan. Ma non è finita qui. Siamo in epoca post fascismo e l’Italia dopo la guerra si avvia verso il suo boom economico e di conseguenza anche il valore dei singoli giocatori si alza. Il senatore Achille Lauro, armatore e presidente del Napoli, è il primo ad abbattere il muro dei 100 milioni di lire: ne versa 105 all’Atalanta per accaparrarsi l’attaccante svedese Jeppson che pare si fosse promesso alla Roma. Testimonianza questa del primo vero sgarbo di calciomercato? Assolutamente no. I giocatori non avevano potere decisionale sulla loro carriera. Erano i club (sovrani) a decidere il loro futuro chi più pagava meglio alloggiava al di là della volontà del giocatore: privi dunque di potere decisionale e non tutelati.

La comproprietà

Ve la ricordate? E’ stata abolita nel 2014 dopo ripetute denunce del sindacato dei giocatori. La sua nascita è però da ricollocare ad inizio anni Cinquanta. La comproprietà consiste nell’acquisizione di un calciatore anche solo per il 50%. Andava risolta entro un anno, o al massimo due con una proroga, ma se non si era fissato un diritto di riscatto, i due club dovevano ricorrere all’offerta in busta chiusa. A volte i risultati di questa risoluzione a busta chiusa sono stati davvero esilaranti. Ricordate il caso Viviano con l’errore grossolano di Salvatore Bagni? Al momento di scrivere sul modulo federale il doppio della cifra che il Bologna intendeva offrire (4,710 milioni, l’Inter 4,2) e cioè 9,420 (l’offerta più il totale, non essendo il Bologna titolare del cartellino), sbagliò riportando solo metà della cifra ovvero 2,335 milioni.

Paride Tumburus

Il caso però che fece più scalpore e che portò a fissare una cifra minima di riscatto fu quello che coinvolse, nel 1971, Paride Tumburus. In carriera, Tumburus, aveva vinto uno Scudetto nel 1964 col Bologna e vantava anche qualche presenza in azzurro. Ma a 32 anni, in quell’estate del 1971, non lo voleva più nessuno: in busta il Vicenza scrisse 175 lire, mentre il Rovereto a scanso di equivoci si tenne basso offrendone solo 25. Considerato che un pieno di benzina allora costava in media 5.000 lire… una miseria. Il suo caso destò grande scalpore tanto che si decise di fissare un’offerta minima di 100mila lire.

Stop agli stranieri e la barriera del miliardo superata

Marco Tardelli, il suo acquisto dal Como alla Juventus, nel 1980, sfiorò il miliardo di lire

Il disastro della Nazionale ai mondiali inglesi del 1966 porta alla chiusura delle frontiere. Rispuntano gli oriundi e i prezzi dei calciatori italiani volano alle stelle. L’esempio più lampante è l’acquisto di Tardelli, dal Como alla Juventus, per 950 milioni. La barriera del miliardo comincia a vacillare ad abbatterla è il presidente del Napoli Ferlaino che verrà ribattezzato “Mister 2 miliardi”. Il numero uno azzurro stacca un assegno da 1 miliardo e 400 milioni al Bologna per acquistare Giuseppe Savoldi, gli aggiunge Clerici e la comproprietà di Rampanti – complessivamente valutati 600 milioni: 2 miliardi. Il calcio italiano (e non solo) entra in una nuova era.

Platini, Zico e Maradona. L’Italia la nuova frontiera del calciomercato

Le stella del “Campionato più bello del mondo”

Nel 1980 vengono “riaperti i porti” (tanto per usare un’espressione contemporanea). Inizialmente non tutti i presidente di Serie A sfruttano la possibilità di ingaggiare degli stranieri. L’Inter prende Prohaska, la Juventus Brady, la Roma Falcao e la Fiorentina Bertoni, ma il primo vero grande colpo lo mettono a segno i bianconeri due anni dopo. Il 1982 è l’anno di Platini strappato all’Inter in un blitz notturno da parte del presidente Gianni Agnelli per poco più di un miliardo e fu la svolta nella storia bianconera:

L’abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras.

Diego Armando Maradona assieme al presidente del Napoli, Corrado Ferlaino

Il campionato italiano diventa improvvisamente la nuova frontiera per i giocatori di tutto il mondo e i presidenti fanno a gara per accaparrarsi i talenti migliori. Nel 1983 l’Udinese investe 6 miliardi per acquistare Zico dal Flamengo, mentre l’anno dopo il Napoli mette a segno il “colpo del secolo”: Diego Armando Maradona. Il Banco di Napoli aiuta il club con un sostanzioso prestito e Ferlaino si presenta al Barcellona con 13 miliardi di lire e si regala il giocatore più forte del mondo. In concomitanza in Italia cambiano anche le regole sugli stranieri: si passa da due a tre e questo permette al nostro campionato di essere riconosciuto da tutti il “più bello al mondo”. Per i nostalgici sarà quasi scontata una lacrimuccia leggendo queste righe.

La legge Bosman e la riforma del 2001: il nuovo calciomercato

Più o meno la conoscete tutti la vicenda. Nel 1995, il belga Jean-Marc Bosman era in forza al RFC Liegi malgrado un contratto scaduto nel 1990. La sua volontà era quella di trasferirsi in Francia al Dunkerque, ma non fu possibile perché il club francese non offrì all’altra squadra una sufficiente contropartita in denaro – com’era al tempo in uso nel calciomercato europeo -. Posto intanto fuori rosa, Bosman si rivolse alla Corte dei Diritti Europea che – in base all’articolo 39 dei Trattati di Roma – dichiarò restrittivo il sistema dell’epoca. Il 15 dicembre fu approvata una nuova norma, in base alla quale “i calciatori dell’Unione europea potevano trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, a un altro club purché facente parte di uno Stato dell’UE; inoltre se il contratto corrente ha una durata residua non superiore al semestre, il calciatore può firmare un pre-contratto gratuito con la nuova società”.

Jean-Marc Bosman, il belga che nel 1995 rivoluzionò il calciomercato per sempre.

Con questo pronunciamento, l’Alta Corte di Giustizia Europea equipara i calciatori agli altri lavoratori e ne sancisce la libera circolazione all’interno della Comunità Europea. In pratica ciò ha comportato l’abolizione del tetto massimo al numero di stranieri per squadra, cambiando completamente il calcio del nostro continente, dai vivai delle giovanili in su. Ma la svolta epocale arriva nel 2001 con una riforma che, nata dalla collaborazione fra la Fifa e l’Unione Europea, consente ai calciatori di arrivare anche a rescindere il contratto in essere con il proprio club. L’evoluzione del calciomercato è quindi completa: il giocatore, da merce di scambio, diventa padrone del proprio destino scegliendo dove andare e, di fatto, si plasma anche una nuova figura: quella del procuratore.