
Un ritorno in campo per onorare una città. Si può pensare questo dell’Atalanta leggendo le parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport dal Papu Gomez e sottolineate anche dalla società nei giorni scorsi.
Bergamo è stata una delle città più colpite dai fatti recenti e al rientro in campo la Dea dovrà onorare una città e vincere per essa. Da Bergamo alla ripartenza il Papu Gomez dice la sua.
RESPONSABILITÀ E VINCERE PER BERGAMO – “Abbiamo l’enorme responsabilità di dover essere anche un esempio. Bergamo ha sofferto, tanto: era l’unica cosa che potevo fare, oltre a dare messaggi positivi. Anche restando in città: mai avuto il dubbio di andarmene.

Dobbiamo cercare di continuare a fare le cose straordinarie che stavamo facendo e abbiamo dovuto lasciare a metà. Saremo nel mirino, ma lo siamo sempre stati negli ultimi anni
Cosa significa per noi ripartire? Dovrebbe chiederlo a quelli che incontro per strada e mi chiedono: “Quando si riparte?”. “Sei in forma?”. Io posso dire cosa significa per noi: la possibilità e la voglia di ridare gioia a chi ha sofferto in questi mesi. Non possiamo restituire morti, cancellare dolori: solo dare un po’ di allegria, fare pensare ad altro per qualche ora. Anche Bergamo mangia calcio, respira calcio, vive di calcio”.
CONDIZIONE FISICA – “Di cosa ho più paura caldo o infortuni? Cocktail pericoloso, ma il rischio maggiore mi sembra quello degli infortuni. Dopo due mesi a casa abbiamo perso un po’ il volume della muscolatura: saranno fondamentali alimentazione e riposo.

Al mio fisico bastano 15-20 giorni per essere a posto, ma le dico la verità: quando ho visto come stavano i miei compagni dopo due mesi di quarantena, mi sono emozionato. E mi emoziono a vedere quanto corrono De Roon, Freuler, Hateboer, Gosens, Castagne: sono animali…“.
NUOVE REGOLE – “5 sostituzioni? Sinceramente non mi fanno impazzire: cambi quasi mezza squadra, ne bastano tre.

L’algoritmo è un sistema “onesto” ma non mi piace, a costo di rischiare il quarto posto dico la classifica al momento dello stop, magari senza assegnare il titolo ma solo i posti per l’Europa: è più reale“.